Il coraggio di credere e di creare una nuova realtà
Oggi ti voglio raccontare una storia.
E’ la storia di una cara amica, che ha ispirato il mio lavoro e che mi dà ogni giorno la dimostrazione e la motivazione per credere seriamente che ognuno di noi ha talenti e unicità che, impiegati nella strada professionale giusta e con impegno e coraggio, possono svoltare la vita. Sì, la felicità professionale è possibile.
Non è la storia di una libera professionista che ha fatto diventare la sua passione un lavoro, ma semplicemente quella di una persona che ha trovato la sua strada professionale.
La chiameremo Viola.
Viola lavorava da quasi quindici anni in un posto di lavoro che la svalutava: lei, multipotenziale curiosa, era un’ottima problem solver, pratica, pragmatica e creativa. Una persona da mille e una idee, appassionata della sua città, degli eventi e sempre sul pezzo, dotata di un’intelligenza veloce e capace di spaziare tra tanti mondi, nonché un’ottima comunicatrice.
Nel suo posto di lavoro, era ufficialmente una segretaria tecnica, capace tuttavia, all’atto pratico, di risolvere tutti i problemi che le si presentavano davanti e di dare ottime idee, trovando collegamenti tra le cose. Naturalmente, le sue qualità non erano capite e il suo potenziale immenso veniva sfruttato al massimo del 10%. In un ambiente di lavoro vecchio, senza prospettive, con idee stantie e rigide, Viola si stava spegnendo. Pur impegnandosi e lavorando responsabilmente, dichiarava di non avere interesse a fare del suo lavoro una passione. La sua vita era totalmente fuori da lì, sempre in attesa di una prossima vacanza, di una festività o del venerdì.
Lavoro come passione o lavoro per vivere?
Quanti momenti di dialogo e scambi abbiamo avuto sul tema io e Viola!
Io le dicevo che nel giusto posto di lavoro avrebbe potuto brillare e che sarebbe stata felice di andare a lavoro ogni giorno, che era possibile quasi non accorgersi di lavorare..
Lei, ferma sull’idea che il lavoro non fosse il suo scopo, che fosse solo una parte della sua vita necessaria a guadagnarsi da vivere lasciando a casa il cervello e usandolo per altre cose più interessanti nella vita.
Le dicevo quanto per me lei fosse “Una Ferrari tenuta in garage” e lei rideva.
Poi la situazione cambia e l’azienda di Viola dichiara fallimento, lasciando tutti a casa. Viola ha poco più di quarant’anni, si porta dietro le sue competenze dei lavori passati, ma soprattutto la sua curiosità, le sue skills, il suo bagaglio e la sua determinazione. Ma il contesto è quello di un periodo storico difficile a livello lavorativo ed economico in cui ricollocarsi a quarant’anni con figli non è facile, senza una laurea e con competenze non troppo specifiche e aggiornate sul mercato del lavoro tecnico.
Viola decide che vuole trovare un posto di lavoro più stabile in una realtà più grande. Vuole davvero con tutta se stessa avere una nuova possibilità in un ambiente che le garantisca un trattamento più equo. È stufa di subire ingiustizie e di vedere disparità tra colleghi e maltrattamenti. Si rende conto che la realtà di piccola impresa che aveva vissuto le stava stretta. Così si mette alla ricerca. Lei che era sempre stata brava a trovare risposte ad ogni problema, risorse, idee, nuove opportunità trova una serie di possibili strade. Diventa implacabile e segue tutte le notizie su concorsi e annunci lavorativi.
Nel frattempo, decide di seguire diversi corsi per avere maggiori competenze e skills da aggiungere al curriculum. Si impegna, studia e continua a costruire la sua nuova strada.
Credere fermamente dà il coraggio di intraprendere azioni fuori dal comune
La cosa che mi colpisce di più è che lei credeva fermamente che ce l’avrebbe fatta, non ha mai esitato. E il suo crederci le dava il coraggio di prendere in considerazione azioni anche fuori dal comune. Azioni che per altre persone sarebbero state off-limits perchè troppo al di là della zona di comfort.
Viola partecipa a diversi concorsi e continua a perseverare e in alcuni ottiene ottimi risultati, altri non li passa, ma un giorno arriva il suo momento e viene chiamata per un posto di lavoro interessante, ma precario, in un’istituzione importante della sua città. Il ruolo non è propriamente quello che le si addice di più, ma coglie al volo l’occasione.
Inizia a lavorare in un ufficio in cui potrebbe avere un ruolo di routine, un lavoro fatto di precisione e staticità, un profilo che mal si addice alla sua natura vulcanica. Accetta questa scommessa con un po’ di preoccupazione ma decisa a farsi largo in altri ruoli, convinta del fatto che l’istituzione per cui lavora è quella giusta.
Non passa nemmeno una settimana che viene invitata a diverse riunioni per parlare di progetti di ampio respiro, lei non perde occasione, si fa notare, fornisce feedback puntuali e idee, da naturale problem solver e segugio di opportunità comincia a collegare persone, strumenti, associazioni, informazioni e le offre appena può, con entusiasmo e dimostrando di avere una visione e capacità ben superiori rispetto a quelle del profilo per cui era stata chiamata a collaborare.
Ovviamente non passa inosservata, in un contesto burocratico e abitato da persone non particolarmente abituate ad avere iniziative personali ma a conformarsi alle procedure tipiche dell’ambiente statale, lei salta fuori come una margherita in mezzo al deserto.
E si, incontra la persona giusta tra i suoi superiori, che vede in lei le potenzialità, che la mette alla prova per vedere fin dove la può portare e Viola affronta ogni compito e mansione che le viene assegnata con entusiasmo, espandendosi sempre più facendo brillare ogni sua parte.
Il suo superiore, una donna in carriera brillante e intraprendente, che sa valorizzare le persone comprende che Viola ha bisogno di esprimersi, di avere diverse mansioni dinamiche e di poter gestire anche persone e progetti. Così la investe sempre di maggiori responsabilità restando davvero colpita dalle incredibili capacità della ragazza.
In tre mesi Viola ottiene un tempo indeterminato, è troppo preziosa per essere lasciata andare, sale di livello e affianca il suo capo quasi come fosse un’assistente, ma lei è operativa, partecipa alle riunioni al posto del suo capo, gestisce progetti ed enti pur non avendo propriamente il titolo per farlo.
Ma quando c’è talento, entusiasmo, scopo e impegno cosa non si può raggiungere?
Oggi Viola prosegue nella sua strada per migliorare la sua carriera, forse si laureerà per accedere ad altre possibilità di carriera, ha cambiato totalmente la sua visione sul mondo del lavoro. Io l’ho seguita ammirata, sicura che prima o poi qualcuno si sarebbe accorto della sua competenza e intelligenza.
Sono stata davvero felice quando in uno dei nostri dialoghi mi ha detto “Vale avevi ragione, non mi sembra di lavorare, sono felice e mi sento valorizzata, ora ho capito cosa intendevi dire.”
Mi stai dicendo che oggi Viola non ha più difficoltà e andare a lavorare è sempre bellissimo?
Naturalmente no, ma il lavoro ora è integrato con la sua vita, non è più una parte di vita in cui tapparsi il naso, lasciare a casa il cervello e attendere altri momenti per essere felice.
E’ diventato parte del suo scopo, la sua missione ora è portare innovazione e idee alla sua città in progetti importanti,, ora può farlo perché i suoi talenti sono ben spesi e valorizzati nel contesto giusto, le è stato affidato il ruolo più adatto a lei e finalmente può brillare e dare un contributo importante al mondo. Finalmente può arrivare alle vacanze godendosele ma al pensiero del ritorno non vorrebbe scappare a gambe levate. Il lunedì è un giorno come un altro in cui creare nuove opportunità.
Cosa mi ha colpito di Viola
Viola mi ha stupito moltissimo perchè si è davvero spesa e impegnata per arrivare dove voleva, ma ancora di più mi ha lasciata a bocca aperta perchè in ogni passo del suo cammino sembrava crederci fermamente e sentivo che voleva ottenere di più, era come se sapesse che avrebbe potuto arrivarci e ha messo tutta se stessa nel disegnare questa sua nuova realtà.
Si è fatta largo tra i ruoli, si è fatta notare, è andata dritta al punto e io rimanevo sbalordita da quanto ogni settimana sembrava porsi un obiettivo nuovo e dopo poco lo raggiungeva.
Penserete che sia stata fortunata?
Si anche, ma se non avesse osato e non si fosse messa in gioco credendoci seriamente e impegnandosi su diversi fronti non sarebbe arrivata dove è oggi.
Questa storia non te l’ho raccontata per dirti che l’esempio di Viola possa andare bene per tutti, ma al contrario per dirti che ognuno di noi ha talenti, punti di forza e predisposizioni diverse, da esplorare, che unite alle competenze e al giusto contesto fanno una grande differenza nel tipo di lavoro e di vita che scegliamo di creare.
Ognuno deve cercare la propria strada, con coraggio, determinazione e con una visione che comprenda anche scelte all’apparenza più difficili o fuori dalla zona di comfort. Conoscersi e dare voce alle proprie attitudini è fondamentale, desiderare di più e spendersi per ottenerlo è la chiave.
La felicità lavorativa non è un lusso, ma un diritto.
Il talento è innato, è con noi fin da bambini
Viola mi dice ancora una cosa che mi fa brillare gli occhi, parla con il suo capo e mentre stanno avendo uno scambio di idee sulle attitudini delle persone, che nel tempo possono cambiare, il suo capo le dice: “Si certo alcune cose si possono imparare, ma non prendiamoci in giro tu lo sai dai che sei sempre stata così, anche quando eri bambina”. Quel così racchiude un mondo di caratteristiche: sveglia, talentuosa, curiosa e dinamica. Lei forse non lo sa ma io si, perchè si parla di talento e come volevasi dimostrare è innato e quando si guarda un bambino si può già notare la sua predisposizione.
La mia missione resta quella di far comprendere alle persone che conoscersi e ascoltarsi cercando prima dentro di sé la risposta a dove vogliamo andare e quale vita vogliamo creare restituisce un vantaggio competitivo enorme e diventa la stella polare della ricerca della strada lavorativa che fa per noi.
Anche io ho bisogno di coraggio perché in un mondo come questo ti senti dire sempre frasi come “Ma di quale lavoro stai parlando? Non esiste il lavoro ideale ci vuole tutta di averlo un lavoro” oppure “Ma lascia perdere il talento o i desideri, prendi quello che capita, devi pur mangiare”.
Voglio sfatare queste frasi, certo realisticamente bisogna anche essere concreti e a volte occorre fare scelte momentaneamente lontane dal nostro ideale ma avere chiara una direzione e il proprio bagaglio rafforza l’autostima e permette di fare scelte consapevoli sempre più allineate e giuste per noi, passo passo la strada si può costruire ma occorre crederci e darsi le opportunità di cambiamento e di lasciare le vecchie credenze e abitudini comode e negative.
Io questo cambiamento lo voglio portare nel mondo, credendoci per prima e facendomi portavoce del concetto che fare un lavoro che dà scopo, che valorizza e rende felici è possibile, meno lontano di quello che si crede.
“”Non cercare il lavoro perfetto, cerca il lavoro che ti rende felice.” – Karen Salmansohn
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